Trapianto autologo dei capelli

La calvizie è un´affezione che colpisce nel nostro paese quasi un terzo della popolazione maschile ed in minima percentuale anche quella femminile. Numerose inserzioni pubblicitarie reclamizzano per la soluzione del problema, non il trapianto ma l´applicazione di capelli (sintetici o naturali) non vitali in quanto privi del follicolo pilifero.
Tale metodo lascia per lo più insoddisfatti sia per il risultato estetico non proprio naturale (lievi differenze di colore tra i capelli sintetici e quelli del soggetto), sia per la difficoltà nella loro cura, ma soprattutto per la notevole frequenza di sovraifezioni o rigetti.
Inoltre va anche considerato che i capelli sintetici non seguono la naturale evoluzione dei capelli vitali, il loro colore, ad esempio, resterà invariato anche quando i capelli naturali imbiancheranno.
Per tutti questi motivi il trapianto di capelli vitali, prelevati cioè dallo stesso soggetto (autologhi), si impone come l´intervento di elezione per il trattamento della calvizie.
La validità di questa tecnica è anche provata dalla ampia diffusione avuta nei vari paesi del mondo sin dal 1950, anno della sua introduzione.
Il trapianto dei capelli è una tecnica chirurgica con la quale, piccole zone di cuoio capelluto (ognuna contenente, a secondo delle dimensioni da 1-2 a 15 capelli circa) vengono prelevate, dalla zona posteriore dello scalpo.
In questa zona, infatti, i follicoli piliferi sono insensibili ai fattori che provocano la caduta dei capelli e mantengono questa caratteristica anche se trasferiti nelle zone prive di capelli.
E´ bene anche tagliare i capelli da prelevare molto corti in maniera tale che l´orientamento dei fusti sia ben visibile e permetta un impianto che rispetti il più possibile la direzione naturale dei capelli. Nella stessa seduta si possono prelevare da 1.000 a 2.500, o anche più, innesti. Le incisioni effettuate si richiudono cicatrizzando perfettamente.
Il gran numero di innesti che si può eseguire è spiegata dal fatto che oggi si tende a correggere la calvizie in una sola seduta operatoria e non in più sedute, come accadeva nel passato.
Dopo sei settimane i capelli trapiantati cadono ma, dato che gli innesti di cuoio capelluto trasferiti contengono dei follicoli attivi, circa tre mesi dopo i capelli ricresceranno riprendendo il loro normale ciclo fisiologico. La percentuale di attecchimento dei trapianti e´ altissima in quanto si tratta di innesti prelevati dallo stesso paziente e che quindi non vanno incontro a rigetto.
Nei casi di calvizie estesa, in cui vi sia una sproporzione tra l´area donatrice e quella ricevente, si può ricorrere, prima del trapianto, ad una parziale asportazione chirurgica dell´ area priva di capelli per limitare il numero degli impianti necessari.
Non tutte le forme di calvizie necessitano di trattamento chirurgico: alcune di esse sono infatti transitorie e reversibili e solo il giudizio del dermatologo può dare un orientamento in tal senso.
La forma più idonea su cui intervenire è senz´altro la calvizie maschile ereditaria (alopecia androgenetica) iniziata intorno ai 20 anni ed altre forme dovute ad esiti cicatriziali.
Il bendaggio applicato dopo l´intervento viene rimosso il giorno successivo dall´operatore.
Sugli autoinnesti si formeranno delle croste che perdurano per 3-4 settimane; bisogna evitare di toccarle anche se provocano prurito.

Rischi e complicazioni sono piuttosto rari. Basta assumere le più elementari norme igieniche e proteggere lo scalpo dai traumatismi per circa due settimane.
Sarà possibile lavare i capelli una settimana dopo l´intervento.